Berceto (Parma), misteri di terra e di cielo
di Stefano Panizza
Il nome del piccolo borgo di Castellonchio, a pochi chilometri da Berceto e a cavallo delle valli del Taro e del Baganza ad oltre 900 metri di quota, è la chiara spia che qui una volta c’era un castello. Un castello, raccontano le cronache, costruito dal Comune di Parma nel XII-XIII secolo e che serviva per controllare chi transitava per la Lunigiana. Ora, di questo, non rimane più nulla. Rimane, invece, una storia ben più recente, ma non meno intrigante. A raccontarmela è un signore di mezza età, che sta sorreggendo la scala ad un improvvisato pittore (probabilmente il figlio).
“Vedi quell’abitazione laggiù, con la botte davanti? Bene… nel secolo scorso la chiamavano la <casa dell’indemoniato>, perché, ovviamente, ci abitava una persona posseduta dal demonio. Almeno, di questo era convinta la gente. E da cosa derivava questa granitica certezza? Dal fatto che urlava in continuazione, giorno e notte. E straparlava, tanto che in quei momenti pareva un’altra persona. Ma la faccenda aveva anche un aspetto positivo, se così si può dire. Perché il poveretto era stato trasformato nello spauracchio dei bambini. Della serie, <se non fai il bravo ti porta da…”.
E come andò a finire?
“Che morì in solitudine, fra atroci tormenti. Ne ho parlato con dei medici, secondo loro aveva semplicemente quella che oggi chiamiamo ulcera perforata. E che un tempo era impossibile diagnosticare. Quindi, allora, ciò che non era curabile con erbe e magie varie, non poteva che essere opera del demonio”.

Ed ecco un’altra curiosa storia, stavolta raccontata da un signore di mezza età in pieno centro a Berceto.
“Allora… dobbiamo tornare indietro nel tempo, quando sostanzialmente ero ancora un ragazzo.
È una sera d’autunno e mi trovo in compagnia di alcuni amici al Lago Santo. Ad un certo punto, ricevo una strana telefonata, diciamo da un ente “ufficiale”. Mi viene spiegato che un piccolo aereo partito da Alessandria potrebbe essere precipitato dalle parti del monte… (NdA mi dice il nome). In qualità di responsabile di un gruppo locale che si occupa di soccorso montano e come profondo conoscitore della zona, mi viene chiesto di scegliere il punto di atterraggio dell’elicottero di pronto intervento che sta per arrivare. Decido per il campo sportivo di Corniglio. Il mezzo arriva velocemente e, con altri due compagni e quattro membri dell’equipaggio, decolla nuovamente. Ormai, però, si è fatta notte.
Rifletto un attimo. Non comprendo il perché di tutta questa urgenza, visto che solitamente i soccorsi non avvengono con il buio. Comunque, pur girando e rigirando non troviamo nulla.
Alla fine, scelgo di far scendere l’elicottero al campo sportivo di Berceto, con la promessa di ripartire alle sei del giorno dopo, cioè alle prime luci dell’alba.
Nel frattempo, raccolgo informazioni che mi permettono di fare un po’ di chiarezza sulla situazione. Nel tardo pomeriggio, molti hanno udito un forte boato ed avvistato una striscia rossastra attraversare il cielo. Io, però, che non ero nella zona, non mi sono accorto di nulla.

Come detto, ripartiamo al mattino presto. Arriviamo velocemente sul presunto punto di impatto del velivolo, unitamente ad altri mezzi volanti ed unità di pronto intervento, che si muovono via terra. Dall’alto, il bosco appare impenetrabile. Però, si nota chiaramente una striscia di piante con le fronde danneggiate. Anzi, direi sfilacciate. Cioè, non sono divelte, ma solo, diciamo, tosate nei rami più esterni. Qua e là noto dei pezzi di un qualcosa che, però, non riesco ad identificare. A quel punto, cadono le comunicazioni con gli altri mezzi di soccorso. Poco dopo, rientriamo alla base.
Ti chiederai che cosa sia accaduto, o meglio, caduto quel giorno. Già… chi ha coordinato i soccorsi mi ha parlato di un pallone meteorologico…”.
La spiegazione, a dire il vero, lascia perplessi. Troppo cose stridono. E non solo, come già affermato dal testimone, in quanto le ricerche iniziano di notte, contrariamente alla regola che governa i soccorsi. Ma anche perché appare poco comprensibile la grande mobilitazione di terra e di cielo che c’è stata. Così come, le testimonianze di “boato” e “striscia rossastra” fanno a pugni con la tesi del pallone, perché questo non si incendia e neppure scoppia.
Quindi, cosa è davvero precipitato quel tardo pomeriggio di tanti anni fa?
“Vieni che ho da dirti una cosa…”. Così, uscirà una spiegazione del fatto piuttosto inquietante (che, a tutela del testimone e mia personale, non posso rivelare). Ma sarà davvero quella? Ricordo che il signore ha visto solo una “pelata” nel bosco ed alcuni rottami. Lui, però, ne è sicuro perché si fida delle fonti che ha consultato…