Canossa (Reggio Emilia), visita a Votigno

di Stefano Panizza

Una volta conosciuto il castello di Canossa, una “scappata” al vicino borgo di Votigno, situato a soli tre chilometri, è doverosa. Anche se occorre mettere in conto un continuo saliscendi di strette strade e, nella bella stagione, frotte di ciclisti non sempre disciplinati.

Un tempo era considerato il guardiano fortificato del castello stesso perché, ben nascosto alla vista dalle colline, poteva sia controllare chiunque si avvicinasse alla fortezza che, in caso di necessità, dare rifugio ai soldati di Matilde, pronti a cogliere di sorpresa i nemici.

Dal marzo del 1990 ospita un monastero buddista, la Casa del Tibet, un’idea del medico reggiano Stefano Dallari e benedetta dal suo amico Dalai Lama, che la visitò il 25 ottobre 1999. E, a ricordo di quel momento, c’è un piccolo “gompa”, cioè un tempietto dove i monaci custodiscono le immagini e gli oggetti di culto.

Il borgo, oltre che dal citato monastero, è essenzialmente costituito da case con mura di pietra, a volte decorate con curiosi volti umani dal sapore apotropaico.

 

Ma anche da una torre, una piazzetta, un museo dedicato al Tibet e una piccola chiesa di san Francesco d’Assisi. A questo proposito, colpisce il volto dentato di un animale posto sopra l’ingresso e a ridosso di una croce patente. Chi rappresenta e perché si trova in quel posto?

 

Ma vi sono anche luoghi di meditazione, oltre che statue del Buddha ed altri simboli legati alla cultura e religione tibetana.

Ma la cosa sorprendente si trova al centro del borgo, nella menzionata piazzetta. Sì, perché è lì che, incastonata nel terreno, risalta una scacchiera a caselle bianche e nere e dove, in certe occasioni, si può giocare a dama.

E forse la presenza di una scacchiera in questo luogo non è un caso, visti i suoi richiami simbolici alla tradizione orientale. Perché il bicolore rappresenta l’eterno dualismo della realtà, cioè lo yin e lo yang, ed il numero 64 delle sue caselle, in alcune tradizioni orientali, indica l’unità cosmica.

Insomma, un borgo da visitare, da vivere e su cui riflettere. Anche se, ad essere sinceri, l’aura mistica che aveva un tempo mi pare in parte perduta. Troppi turisti e troppi eventi mondani…