Carpaneto Piacentino, l’insolita Madonna di Olmeto
di Stefano Panizza
Un tempo dalle parti della piccola frazione di Olmeto, ad una decina di chilometri dal capoluogo di Carpaneto, esisteva il solido e massiccio castello Gandolfi. Ebbe una vita tribolata, visto che fu distrutto nel 1216 dalle truppe parmigiane e cremonesi. Ma fu ricostruito, ed appartenne alla Chiesa, ai Visdomini, ma soprattutto, agli inizi del Cinquecento, a Pier Maria Scotti, il famigerato Buso.
Così, con il passare del tempo e di altri proprietari, si arriva ai nostri giorni, quando viene trasformato in una corte agricola. Del passato splendore rimangono due torri circolari ribassate e le tracce del ponte levatoio.

Ma la parte più interessante si trova nella nicchia esterna dell’antico oratorio, che precede l’ingresso al castello. Uno slanciato alloggio ad emiciclo, contenuto in una cornice squadrata. Sì, perché qui è custodita una insolita e deturpata statua di legno identificata con la Madonna. Una scritta nella sua parte posteriore indica che fu restaurata nell’ottobre del 1713, su iniziativa della marchesa Gertrude Fontana Malvicini.
Proviamo ad osservare questa Madonna. Appare rigida, forse leggermente appoggiata ad un sedile, ma longilinea. Il Suo braccio destro è piegato quasi a protezione di un Bambin Gesù praticamente irriconoscibile mentre quello sinistro scende lungo il fianco per sorreggerLo. Il volto, con i tratti facciali quasi cancellati dal tempo, pare incorniciato da un velo. Nel complesso, una figura ieratica, quasi severa, probabilmente così trasformata dall’incedere del tempo. Perché il corpo ligneo è percorso da una serie di ininterrotte e profonde incisioni verticali.

Almeno è quanto raccontano le cronache…
In ogni caso ha una particolarità, sicuramente non comune. È considerata protettrice dalla grandine. Ed infatti la si invocava per allontanare questo flagello ed ogni calamità naturale. Tradizione che ormai fa parte di un tempo passato.
Naturalmente, e come sempre, occorre andare in loco per approfondire. Curiosamente, il mio navigatore dell’auto non riconosce la località di Olmeto. Quindi, è necessario che chieda informazioni a qualche passante di Badagnano. Si deve, dunque, prima attraversare questo paese, poi la successiva e piccola frazione di Tabiano. Alla fine, continuando per alcuni chilometri, si incontrerà sulla destra una sgangherata indicazione per Olmeto ed il suo castello. Il consiglio è di lasciare lì l’auto e proseguire a piedi per una breve strada sterrata che risale la collina, attraversando una passerella di ferro che scavalca l’Arda.
E, così, dopo una camminata di una decina di minuti, eccoci ai piedi del castello. Anzi, dell’oratorio che lo precede ed affianca, con la sua statua della Madonna. O forse no… sì, perché l’alloggio che dovrebbe contenerla è vuoto.

Che sia custodita dentro la chiesetta? Una porta spalancata è più di un chiaro invito ad entrare. Ma l’interno pare devastato da un tornado: calcinacci dappertutto, pareti nude e scrostate che mostrano solo rare chiazze color ocra. E della “nostra” statua non vi è traccia.
Uscendo, mi guardo intorno smarrito, finché colgo un anziano signore seduto all’ombra di un grande albero. E che mi guarda incuriosito. Ma ancora non sospetta che sarà oggetto di un fuoco di fila di domande… Ne esce così una storia per certi versi inaspettata.
“La statua della Madonna che stai cercando l’ho messa in soffitta. È successo quando si è abbassato il filo della luce che passa davanti all’oratorio, anzi proprio all’altezza della nicchia dove ci stava la Vergine Maria. Così, per facilitare i lavori degli operai dell’Enel, l’ho tolta. Poi è rimasta dov’era, perché ho male alle gambe e faccio fatica a camminare. So che la vorresti vedere, ma proprio non ce la faccio a portarti fino in solaio.
Per farmi perdonare, ti racconto alcune cose che in pochi conoscono. Innanzitutto la statua non pesa tanto. Siamo sui venti chili. Sì, perché l’interno è vuoto. Cioè, è stata scolpita solo la facciata, come se fosse una maschera. E la data del suo restauro è scritta internamente, ad altezza petto. Poi, ho scoperto un bullone che blocca il braccio destro della Madonna, per evidenti problemi di stabilità, sapientemente coperto da uno stucco.
Ma credo che, più della statua, sia importante il castello che abbiamo alle nostre spalle. Un castello così vecchio che nel corso dei secoli ha subito tanti di quei rimaneggiamenti che ormai c’è rimasto ben poco della struttura originaria. Ed è cambiata anche la sua funzione. Pensa che è arrivato ad ospitare fino a cento persone contemporaneamente. Molte delle quali non facevano che ubriacarsi…
Comunque, non si è mai scoperto chi fosse l’autore della statua. Ma c’è una cosa che non ho mai capito. Che necessità c’era di creare una <Madonna della grandine> se qui non grandina mai? Di anni ne ho tanti ormai, ma io qui di grandinate non ne ho mai viste…”.