Fontanellato (Parma), il cavallo “paranormale”
di Stefano Panizza
Siamo agli inizi del 1900. Nella frazione di Ghiara un alto pennacchio di fumo si innalza da un’altrettanto alta ciminiera di forma quadrata. È la fornace “Bruschi”, che cuoce mattoni utilizzando un’argilla di alta qualità, e cioè priva di salnitro.
Per questo il materiale da costruzione era molto ricercato, tanto da essere utilizzato per le arcate del ponte della ferrovia sul fiume Taro e per l’orfanatrofio di Fontanellato (oggi Centro Cardinal Ferrari, che si occupa del recupero di cerebrolesi e traumatizzati cronici).
L’attività va a gonfie vele, tanto che negli anni Quaranta dà lavoro ad una sessantina di persone.
Oggi di tutto quanto non rimane nulla, se non una curiosa storia.
Ritorniamo indietro nel tempo. Per il trasporto del materiale viene usato un cavallo dal pelo marrone. Forse non solo esso, ma sicuramente è una importante “forza lavoro” (nonostante sia piuttosto magro), in un mondo in cui le macchine non hanno ancora preso completamente piede.
E, fin qui, nulla di strano. Lo strano è che, caschi il mondo e dovunque si trovi, il cavallo a mezzogiorno in punto smette di lavorare. Che sia proprio mezzogiorno lo testimoniano i pochi operari che possiedono un orologio ed il rintocco solenne delle campane della chiesa.
A questo punto, sorge spontanea la domanda: come fa il cavallo a sapere che ore sono?
Una possibile spiegazione è che iniziando a trasportare più o meno alla stessa ora, ed avendo un “tot” di ore di autonomia lavorativa, si stanchi approssimativamente sempre nello stesso momento. Oppure che percepisca attorno a sé un comportamento diverso degli operari (magari qualcuno ripone l’attrezzatura nei ripostigli) che associa all’imminente “pappa”.
Quello che fa ritenere quasi paranormale il comportamento dell’animale è la sua sostanziale precisione e continuità temporale.
Urge approfondire.
Chiedo a diverse persone del paese. La storia del cavallo “cronometrico” è a tutti sconosciuta. Purtroppo credo che sia impossibile approfondire, visto il tempo trascorso e, in fondo, la futilità dell’argomento.
Ma la cosa curiosa, è che nessuna sa neppure della fornace. O meglio, l’alta torre non la ricorda nessuno, neanche chi ha oggi più di ottant’anni e, men che meno, qualcuno l’ha vista. E questo nonostante fosse ancora in piedi almeno negli anni Quaranta, come visto.
Ma, nella frazione di Ghiara, esiste una via che mi fa capire che forse sono sulla buona strada per raccogliere informazioni.
Lì incontro un anziano signore che mi dice :
“…dove oggi scorre Strada delle Fornaci, che congiunge Albareto a Grugno, una volta c’erano sulla sinistra una serie di casupole basse che cuocevano i mattoni. Ma io di torri non ne ho mai viste”.
Considerando che il signore abita proprio in quella via e che gli anziani ricordano molto bene i fatti lontani del tempo, la dichiarazione è davvero singolare.
Quindi, esisteva, sì, un “qualcosa” che realizzava del materiale da costruzione, ma, per il momento, oltre non riesco ad andare.
Non mi accontento.
“Mah… io abito qui dagli anni Settanta ed la prima volta che sento parlare di una specie di ciminiera…”
mi confessa un signore che avrà una settantina d’anni, tutto intento a maneggiare una canna dell’acqua.
“Io sono nato in quella casa di là dal fosso nel 1954, ma nessuno mi ha parlato di torri”
afferma deciso un signore baffuto che sta armeggiando un attrezzo da giardino.
“Io sto qui dagli anni Sessanta e quella roba lì non l’ho mai vista. Però la fabbrica era là, dove vede quella casa mezza bianca e poco lontano, se ci va a guardare, troverà il terreno che è più basso del resto. Lì ci scavavano per cavare il materiale da cuocere… almeno, così mi diceva mia mamma… ma deve essere stato vero perché ho un campo mio poco lontano e una volta ogni tanto tiravo fuori dei pezzi di roba cotta…”.

Morale, una fornace è sicuramente esistita, la torre… forse… Però, come può esistere una fornace che produca mattoni su scala quasi industriale senza avere una torre che convogli fuori il fumo di cottura?
Chiedo se il luogo racchiuda dei segreti.