Gli incredibili misteri di Pessola di Varsi (Parma)
di Stefano Panizza
“La realtà supera spesso la fantasia”. È un detto che si ama citare spesso, ma spesso anche a sproposito, visto che molte volte i presunti fatti straordinari sono da ricondurre a semplici bufale o a maldestre interpretazioni. Ora, quanto andremo a raccontare è talmente incredibile che è difficile stabilire un confine fra reale ed immaginario. Probabilmente, e come sempre, la verità starà nel mezzo. In ogni caso, è il risultato di lunghi colloqui con alcuni abitanti del paese testimoni diretti (o quasi, nel senso che hanno avuto la notizia da quelli “diretti”) degli avvenimenti. Per comodità espositiva suddivideremo il tutto in sezioni.

Il mostro
Un mostro a Pessola? Per quanto incredibile possa sembrare, pare proprio che di questo si tratti. Ne esisterebbe addirittura una fotografia, pubblicata trent’anni fa dalla “Gazzetta di Parma”. Immagine scattata quando venne catturato ed ucciso. Sì, perché, viste le numerose e tremebonde testimonianze, i cacciatori più coraggiosi avevano preso a battere palmo a palmo l’intera zona. Fino a quando lo scovarono e gli fecero fare una brutta fine. E bisognava essere davvero dei temerari per affrontarlo, visto che si diceva che, a guardarlo negli occhi, ipnotizzava e che il suo fiato nauseabondo, stordiva. Veniva descritto come un grosso serpente, con una lunga cresta e delle specie di ali. Sembianze, poi, sostanzialmente confermate dal suo ritrovamento. Viste le sue caratteristiche, una maestra locale lo chiamò Basilisco, in omaggio alla mitica creatura leggendaria del bestiario medioevale. A questo punto sorge spontanea una domanda. Ma il cadavere dov’è finito? Qui le risposte divergono. Si va dai “non so” a “in un qualche museo”.

Il fantasma
In un pubblico locale, parlo con un ragazzo ed un suo amico. Una parola tira l’altra, finchè ne esce una storia da “leggenda metropolitana”. Uno dei due, infatti, mi racconta di un incontro, diciamo, curioso. “Stavo camminando per una delle vie del paese. Incrocio un signore che conosco bene ma che era mesi che non vedevo. Lo saluto. Lui mi sorride. Torno a casa e dico a mia madre: < Ma sai che oggi ho visto…>. Lei mi guarda strana. <Impossibile, è morto poco tempo fa>…”.

La strana casa
Uscendo dal paese in direzione nord, si incontra, isolata, ad alcune decine di metri dalla strada ed in leggero rialzo, una vecchia casa in sassi. È chiaramente abbandonata da tempo. Mi hanno sconsigliato di avvicinarmi perché la zona è piena di vipere. Mi fermo non troppo lontano, all’inizio di un ampio prato verde. Alle sue spalle termina il bosco. La chiamano “la casa della paura”. Ho cercato di capire la origine di questo sinistro appellativo ma nessuno sembra conoscerlo. Forse è talmente vecchia che se ne è persa la memoria. Comunque, tutti girano alla larga da quella casa.

Le antiche tombe
Diversi anni fa, in località “Montale” vennero ritrovate alcune tombe longobarde (poi completamente asportate). E fin qui nulla di strano. Lo strano, invece, è quanto gli anziani raccontavano di quel luogo. Perché pare che “ci si sentisse”, cioè chi transitava in quei pressi diceva di udire voci di persone che lì invece non c’erano per niente. E parlavano pure di piccole luci tremolanti che apparivano improvvisamente sopra il terreno. Rimanevano un po’ di tempo, e poi si spegnevano. Insomma, se appena si poteva, quel luogo lo si evitava come la peste.

Lo strano bosco
“Vede laggiù? Lì crescono alberi dalle forme contorte, quasi mostruose”. Una signora di mezza età mi indica un punto piuttosto lontano e che, in realtà, mi appare poco preciso nell’ondeggiare del suo braccio teso. “Nessuno sa del perché solo proprio in quell’area circoscritta. Pare che negli anni Settanta fosse zona in cui facevano esercitazioni militari. Forse c’entra qualcosa”.

L’incredibile creatura
“Matteo, lo chiamavano Matteo, quel poveretto. Non so però se fosse il suo vero nome”. Inizia così una storia che sembra uscita da un film horror. La signora mi indica anche la casa dove abitava. “Una notte si perse nel bosco. Tornò la mattina dopo. Era irriconoscibile. Capelli bianchi ed il volto coperto da una maschera di terrore. Non volle mai raccontare cosa fosse successo. Fatto sta che dopo tre giorni, morì. Si dice che in punto di morte si fosse svuotato del fardello che lo opprimeva”. Il mio viso è un grande punto di domanda. “Avrebbe visto una creatura vagamente umana risalire al contrario, cioè con la schiena verso l’alto, il tronco di un albero”.

L’apparizione
“È stata mia nonna a raccontarmelo quando ero già grandicella. Diceva che aveva dovuto aspettare che non fossi più una bambina per non spaventarmi. Tutto nasce da quella quercia centenaria che vede laggiù. La tradizione vuole che fosse usata per il sabbah, la festa demoniaca delle streghe.

Una sera di febbraio di tantissimi anni fa, mia nonna si era seduta di fronte a quell’albero per aspettare sua figlia (cioè mia madre) che si stava attardando in casa. Dovevano andare ad una festa giù in paese. Non era ancora buio e ci si vedeva discretamente fino a diversi metri di distanza. Ad un certo punto con la coda dell’occhio vide alla sua destra avanzare una figura di donna. Lunghi capelli castani, camicetta bianca e gonna blu. <Ma guarda che si è cambiata tutta>. Così pensò, immaginando che fosse la figlia ritardataria. L’immagine, però, invece che avvicinarsi proseguì diritto e quasi scivolando sul terreno. Arrivò presso la pianta ed andò oltre, ma rimanendo sempre in vista della nonna. Ed è a questo punto che la sorpresa lasciò il posto al panico perché, oltre la pianta, il prato scende bruscamente verso il basso. Il che significava che la figura stava… volando!”.