Bardi (Parma), l’ultimo abitante di Mulino Ceno

di Stefano Panizza

"Prenda per di là... e prenda pure questo bastone perché c'è da stare attenti alle vipere e ai serpenti! "

La voce dell’anziano signore di Caberra, una località del comune di Bardi, che mi sta dando queste indicazioni tradisce un po’ di preoccupazione. E me la trasmette. Perché mi dà l’idea di abitare lì, cioè a fianco della chiesa, da una vita e, quindi, di conoscere bene i luoghi di cui parla.

Ed è con questa “spada di Damocle” sopra alla testa che mi incammino lungo un ampio sentiero sterrato che attraversa il fitto bosco. 

"Mah... le solite esagerazioni di chi ha una certa età e vede sempre < nero>"

mi dico ad alta voce per farmi coraggio (ovviamente senza farmi sentire…).

Neanche il tempo di far uscire il suono dell’ultima vocale, che alla mia sinistra noto un leggero scuotimento del fogliame. Alzo la testa come a riordinare i pensieri. Il tempo è bellissimo, visto che il cielo è blu e non tira un alito di vento. Già, ma se l’aria non si muove… con crescente sospetto mi giro verso il punto in cui le foglie continuano ad agitarsi. Guardo con attenzione. Subito non noto nulla. Poi… ecco, disteso in tutta la sua lunghezza di oltre un metro, un bel serpente dal colore bianco e verde. Ora è immobile e con la testa girata verso di me, come a scrutare e prevedere le mie mosse. Che, in realtà, sarà una “unica” mossa. Quella di andarmene velocemente… 

Il sentiero scende rapido per una mezzora. Poi, improvvisamente, appare sulla destra, e dopo una curva, una robusta costruzione in pietra. Le finestre sono spalancate e la porta è aperta. Evidentemente qualcuno ci abita. Attorno, invece, solo ammassi di pietre che mal conservano il ricordo  di vecchie abitazioni.

Giro e rigiro, ma di umani e di animali neppure l’ombra. Poi, finalmente, vedo un anziano signore che, con zappa in mano e cappello militare ben calato sulla fronte, risale il pendio. Non sembra neppure sorpreso dal vedermi (il che è perlomeno curioso per uno che abita un posto così isolato…). Si dimostra cortese e disponibile.

“Ero andato a l’orto. Pensi che un tempo i campi coltivati si perdevano a vista d’occhio. Oggi invece c’è solo un fitto bosco, con tanti caprioli. Vede laggiù? Ci stava un bel mulino ed un altro poco più in là. Fatto sta che, alla fine della Seconda guerra mondiale, la gente ha iniziato ad andarsene perché non c’era lavoro e si cominciava a patire la fame. Una volta c’erano sette o otto famiglie… ora dagli anni Ottanta sono rimasto da solo, in questa casa che è la più vecchia, con la sola compagnia dei gatti…”. Ora tace, come a ricordare con nostalgia quel tempo perduto. “Mah… oggi tutto corre così velocemente. Sono cambiate così tante cose in pochi decenni che non oso immaginare cosa succederà in futuro. La Terra esiste da miliardi di anni, l’Uomo da molto meno… ”.

Chissà cosa vorrà dire… certo che, per essere una persona anziana che da anni vive isolata, ha una lucidità di pensiero insospettata.

“Questo, una volta, era un posto importante, andava e veniva un sacco di gente, anche se la corrente elettrica è arrivata solo negli anni Ottanta. Si andava a letto con le galline e ci si alzava con il gallo. Tanto tempo fa, che io non ero ancora nato, ospitava la venerabile Margherita Antoniazzi, cioè nei momenti che veniva da queste parti per far del bene alle persone. Nell’incasso della facciata della mia casa è stata messa una sua statuina a ricordo di quegli episodi, anche se non ricordo quanto, ma sicuramente tanto, tanto tempo fa. Pensi che io sono un suo discendente!”.

Chiedo se il luogo racchiuda dei segreti.

“Mah… io ai fantasmi non ci credo. Quando ero un bambino, mi ricordo che gli adulti raccontavano di vedere degli spettri quando giravano per i boschi… però, secondo me, lo dicevano per spaventare quelli piccoli come me. Poi, da grande, ho saputo che qualcuno si metteva addosso delle cose bianche per sembrare proprio un fantasma. Comunque io non ne ho mai visto, né di vero e né di finto. Però quando le donne facevano filosso… con tutte quelle storie da far paura di strani esseri… ”.

Il volto si rabbuia e lo sguardo cade per terra. Il granitico scetticismo di partenza sembra un lontano ricordo…