Misteri al castello di Varano De’ Melegari (Parma)

di Stefano Panizza

Partiamo con una stranezza“, così esordisce la guida. Non vi potrebbe essere un inizio migliore…

Sono al castello di Varano De’ Melegari, l’antica Varano dei Melograni, imponente fortezza incastonata fra il torrente Ceno ed il rio Boccolo.

Quello che abbiamo davanti è il mastio, forse costruito nell’XI secolo, sicuramente dai Pallavicino. Dico <forse> perché non si è sicuri che le fonti letterarie facciano riferimento a questo o piuttosto ad altra costruzione, poi scomparsa nel tempo.

E sapete dove sta la stranezza?

Nel fatto che solitamente il mastio fa parte di un immobile più grande, tanto da costituirne la struttura più importante e, come tale, più protetta (come, ad esempio, il castello di Bardi). Nel nostro caso, invece, c’era quello e nulla più. Solo nei secoli è stato aggiunto un altro corpo di fabbrica, ad esso collegato da un ponte levatoio. Oggi è scomparso, ma ne restano i vuoti alloggiamenti (la passerella che vedete è ricostruita)“.

Ci spostiamo nelle prigioni, molto vicine al tribunale (per evidente comodità…). E, qui, il coefficiente di stranezza si alza.

Vedete quel buco? Bene… pare sia stato scavato alla ricerca del cosiddetto <vitello d’oro>, la mitica statuina forse da ricondurre alla vicenda degli Argonauti. Anche se, obbiettivamente, risulta poco comprensibile questo istintivo collegamento (NdA di questa curiosa struttura dorata si parla anche fra la gente di Belforte, a Borgotaro)”.

Mi chiedo, però, se il “buco” abbia davvero a che fare con la caccia al tesoro. Perché, nel XV secolo, questa cella potrebbe aver ospitato tale Annibale Bentivoglio, Signore di Bologna, assassino, sì, ma imprigionato per motivi politici. E liberato in modo rocambolesco, con tanto di scala cordata e ganci per scalare le pareti (chissà… forse la spaccatura ricorda questo o altri tentativi di fuga).

Alzo gli occhi ad osservare il soffitto, insolitamente alto per una prigione, punteggiato da inquietanti uncini metallici. Che fosse per far star comodi i detenuti? Ne dubito… quindi, come mai? Forse l’uso del locale è cambiato nel corso del tempo, quindi che sia stato adattato alle nuove necessità.

Ora siamo nel cortile di forma quadrata.

Notate quelle porte a mezza altezza che sembrano cadere nel vuoto?“.

Che servissero per facilitare i suicidi?…

La spiegazione sta in quei curiosi anfratti posti un poco più in basso. Lì venivano infilati dei pali, atti a sorreggere delle passatoie. In pratica, per passare dall’altro lato della struttura, si attraversava il cortile, in modo… sopraelevato“.

Basta guardarsi attorno, tutto parla di una struttura militare.

Ad esempio, la volta che porta all’uscita è completamente annerita. “Un incendio appiccato dagli spagnoli assedianti“, giustifica la guida.

Poi, al di fuori, si nota un particolare curioso, anch’esso a conferma di questa filosofia. Le torri, infatti, sono, sì, quattro, ma tre di esse sono disposte in un unico lato. Se si osserva bene, si noterà che la parte così protetta è proprio quella di accesso. A riprova di quanto, il portone d’ingresso è posto ad angolo ed affacciato su un cortile ristretto. Lo scopo? Impedire le manovre delle macchine da guerra e gli assembramenti di truppe.

E se quanto non bastasse, alziamo lo sguardo. Profonde “caditoie” scorrono verso il basso, partendo dalle merlature. Come dice la parola stessa, servivano per incanalare verso gli assedianti tutto quanto veniva lasciato cadere.

Prima di rientrare, diamo un’occhiata verso est: ecco l’antica chiesa, ora ristrutturata ed alzata (e trasformata in una semplice abitazione).

Le stanze del maniero si susseguono senza interruzione, spesso spoglie o adorne di mobilio non proprio antico.

Ma ciò che colpisce è la presenza qua e là di curiose figure color pastello: palle azzurre ed ondulate righe rosse. Nessuno ha idea di cosa stiano a significare.

 

Stesso discorso per una misteriosa scritta posta al di sopra di una porta. Misteriosa, perché non si conoscono né il significato letterale (scarsamente leggibile), né l’autore e neppure la datazione.

Da qualche parte, dovrebbe situarsi il cosiddetto pozzo delle taglie, dove il castellano faceva sparire gli “indesiderati”. Pare che, alcuni decenni or sono, un coraggioso si sia calato con tanto di fune fino alla prima cerchia di lame, illuminando con la torcia gli ancora luccicanti coltelli ma soprattutto le ossa dei morti, sparpagliate in fondo al pozzo.

Niente spettri, in questo maniero? Di “ufficiali”, no. Però…

Alcuni anni or sono un gruppo di <cacciatori di fantasmi>, scattò un paio di interessanti fotografie, anche a parere di un fotografo professionista. Una raffigurava un volto sullo sfondo di una porta, l’altra una sagoma umana, sulla scala del mastio, e direi anche ben definita (tanto da poterne discernere i particolari).

So che quest’ultima immagine ha partecipato ad un concorso internazionale di scatti del settore, negli Stati Uniti“.

Ho modo di osservare entrambe le fotografie. Più interessante mi sembra quella dove appare quello che a me sembra una sorta di robot di forma umanoide ed in atteggiamento cinetico. Che si tratti, invece, di un guerriero in armatura medievale nell’atto di salire le scale?

Naturalmente, la pareidolia è sempre in agguato in questi casi…